LE PROBABILITA' DI SUCCESSO DELLA SCUOLA SONO DIRETTAMENTE PROPORZIONALI ALLA CAPACITA' DEGLI INSEGNANTI DI COLLEGARE LA SCUOLA STESSA AL MONDO DEI "NATIVI DIGITALI" PER DOTARLI DI STRUMENTI CHE CONSENTANO LORO DI RICICLARSI IN UN MERCATO DEL LAVORO IN COSTANTE E RAPIDA TRASFORMAZIONE

sabato 27 giugno 2009

E SE INSEGNARE EFFICACEMENTE NON AVESSE NIENTE A CHE FARE CON IL PRESENTARE UNA BELLA LEZIONE CHE GLI STUDENTI DEVONO CAPIRE E MEMORIZZARE?

L’articolo sul “New York Times” risale al 9 gennaio: i risultati che un esperimento del MIT ha suscitato, hanno attirato l’interesse di tutti. Grazie a due classi TEAL (Technology Enhanced Active Learning) ovvero due classi dotate di computer interconnessi e di clickers (dei dispositivi grazie ai quali gli studenti in tempo reale possono cliccare le risposte che per ogni quesito ritengono giuste, e gli insegnanti possono avere in tempo reale sul PC i risultati di questi sondaggi - di solito anonimi) la frequenza alle lezioni di fisica è salita all’80% (prima anche con i docenti più accreditati non si arrivava al 50%) e la percentuale di mancato superamento degli esami è scesa al 4% (dal 10-12%). Altre università si sono subito aggiornate per replicare l’incredibile successo risultante dalla sostituzione a lezioni tradizionali a un grande pubblico di studenti (330 partecipanti alla lezione introduttiva di meccanica Newtoniana ed elettromagnetismo) un apprendimento interattivo, pratico, collaborativo e centrato sullo studente. Considerando che, come ha rilevato il Dr Wieman la mente umana può tenere un massimo di 7 articoli diversi nella memoria operativa a breve, e non può processare più di 4 idee allo stesso tempo, non c’è da sorprendersi che gli studenti ricordino solo una frazione minima di informazioni presentate nel formato di una conferenza di un’ora. Come afferma il Professor Mazur, se non ci si trasforma in un maratoneta guardando maratone in TV, allo stesso modo non si può diventare scienziati ascoltando ed osservando uno scienziato.

80 studenti seduti in gruppo attorno a 13 tavoli rotondi equipaggiati con PC in un’aula che alle pareti ha whiteboards sulle quali gli studenti, invitati dopo una breve presentazione del docente a portare avanti esprimenti insieme con insegnanti ed assitenti, sono incoraggiati a scrivere formule.

La tradizione che insegnare bene voglia dire per il docente esporre una lezione ben preparata, e per gli studenti capirla e memorizzarla è finalmente superata grazie a sostenitori come il Dr Dourmaskin. Ed ecco che gli studenti affollano le aule perché lì per loro c’è qualcosa in più di una semplice consegna di informazioni - ben fatta quanto si vuole - ma reperibile ovunque grazie a libri e internet: possono finalmente alzare la mano ed ottenere chiarimenti personalizzati, poiché l’insegnante è lì disponibile a soddisfare le loro richieste. Come è immaginabile i docenti più anziani del MIT (che hanno impiegato anni a perfezionare le loro lezioni) manifestano entusiasmo ridotto rispetto ai colleghi più giovani.

E i clickers? Servono a sapere a che punto sono gli studenti: un verifica formativa utilissima per mantenere una velocità adeguata nello sviluppo dei vari argomenti dando a tutti l’occasione di seguire con profitto lo svolgimento del programma.

Le aule, purtroppo, sono costose, ma la conferma che spesso quando gli studenti falliscono non è colpa loro, è innegabile.

martedì 23 giugno 2009

E' sempre l'insegnante che fa la differenza.

Ho appena finito di seguire una chat su “Tecnologia d’avanguardia da utilizzare in classe” (“Cutting-Edge Classroom Technology”): è stata molto interessante perché mi ha segnalato delle risorse che non conoscevo, e mi ha anche rincuorato, perché parlava di strumenti che invece già uso.
Gli ospiti erano Lucy Gray, specialista di tecnologia per l’istruzione all’Univeristà di Chicago per la matematica della scuola primaria e l’insegnamento delle scienze, ed Eric Klopfer, direttore del del Programma di Formazione per gli Insegnanti del MIT.
E’ stato ribadito come le potenzialità didattiche insite nella tecnologia possano essere individuate e sfruttate da insegnanti (spesso innovatori solitari ed individualisti: sic) che hanno ben chiaro il curriculum e come sia necessario che la preparazione dei futuri docenti sia adeguatamente aggiornata. Troppe scuola ancora (in America, pensate!) considerano la tecnologia come un optional, e la lavagna (cosiddetta interattiva) forse ha una portata rivoluzionaria meno ampia di quanto non si voglia far credere: video games, telefonini ed iPod hanno delle potenzialità straordinarie per sviluppare conoscenze e competenze in modo realistico e gradevole. Visto che i ragazzi hanno voglia di apprendere, perché le scuole dovrebbero spegnere questo loro desiderio? Anche il problema dell’allineamento delle verifiche a questo nuovo tipo di insegnamento inizia ad essere affrontato (in America!) e potrà probabilmente essere superato.
Non basta che l’insegnante si apra una pagina su Facebook o Twitter per garantire un uso didatticamente valido di tali strumenti per la didattica occorre individuare una applicazione concreta e produttiva in cui inserire il cosiddetto “programma” da svolgere.
Il bello di Internet è che ti fa sentire meno solo, anche se chi ti fa compagnia è dall’altra parte dell’oceano!