LE PROBABILITA' DI SUCCESSO DELLA SCUOLA SONO DIRETTAMENTE PROPORZIONALI ALLA CAPACITA' DEGLI INSEGNANTI DI COLLEGARE LA SCUOLA STESSA AL MONDO DEI "NATIVI DIGITALI" PER DOTARLI DI STRUMENTI CHE CONSENTANO LORO DI RICICLARSI IN UN MERCATO DEL LAVORO IN COSTANTE E RAPIDA TRASFORMAZIONE

martedì 23 giugno 2009

E' sempre l'insegnante che fa la differenza.

Ho appena finito di seguire una chat su “Tecnologia d’avanguardia da utilizzare in classe” (“Cutting-Edge Classroom Technology”): è stata molto interessante perché mi ha segnalato delle risorse che non conoscevo, e mi ha anche rincuorato, perché parlava di strumenti che invece già uso.
Gli ospiti erano Lucy Gray, specialista di tecnologia per l’istruzione all’Univeristà di Chicago per la matematica della scuola primaria e l’insegnamento delle scienze, ed Eric Klopfer, direttore del del Programma di Formazione per gli Insegnanti del MIT.
E’ stato ribadito come le potenzialità didattiche insite nella tecnologia possano essere individuate e sfruttate da insegnanti (spesso innovatori solitari ed individualisti: sic) che hanno ben chiaro il curriculum e come sia necessario che la preparazione dei futuri docenti sia adeguatamente aggiornata. Troppe scuola ancora (in America, pensate!) considerano la tecnologia come un optional, e la lavagna (cosiddetta interattiva) forse ha una portata rivoluzionaria meno ampia di quanto non si voglia far credere: video games, telefonini ed iPod hanno delle potenzialità straordinarie per sviluppare conoscenze e competenze in modo realistico e gradevole. Visto che i ragazzi hanno voglia di apprendere, perché le scuole dovrebbero spegnere questo loro desiderio? Anche il problema dell’allineamento delle verifiche a questo nuovo tipo di insegnamento inizia ad essere affrontato (in America!) e potrà probabilmente essere superato.
Non basta che l’insegnante si apra una pagina su Facebook o Twitter per garantire un uso didatticamente valido di tali strumenti per la didattica occorre individuare una applicazione concreta e produttiva in cui inserire il cosiddetto “programma” da svolgere.
Il bello di Internet è che ti fa sentire meno solo, anche se chi ti fa compagnia è dall’altra parte dell’oceano!

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