LE PROBABILITA' DI SUCCESSO DELLA SCUOLA SONO DIRETTAMENTE PROPORZIONALI ALLA CAPACITA' DEGLI INSEGNANTI DI COLLEGARE LA SCUOLA STESSA AL MONDO DEI "NATIVI DIGITALI" PER DOTARLI DI STRUMENTI CHE CONSENTANO LORO DI RICICLARSI IN UN MERCATO DEL LAVORO IN COSTANTE E RAPIDA TRASFORMAZIONE

martedì 24 novembre 2009

PERCHE' UNA SCUOLA A MISURA DI GENERAZIONE DIGITALE

Se ci fossero ancora dei dubbi in merito all'indispensabilità dell'adozione della multimedialità per garantire alle nuove generazioni una formazione efficace e di qualità, il video qui sopra può aiutare a dissiparli.

Per i nativi digitali l'acquisizione non avviene per assorbimento ma attraverso una modalità di ricerca ed attività di esplorazione: è indispensabile che gli insegnanti costituiscano un offerta culturale approfondita e che prendano coscienza del nuovo, importantissimo ruolo che devono ricoprire nella progettualità dei nuovi percorsi di apprendimento. Il libro muto e inerte non può più essere la fonte principale di conoscenza: la sua staticità lo condanna ad un'obsolescenza inefficace e rapida.

Qualunque sia lo stile di apprendimento dei ragazzi, tenerli seduti per ore dietro ai banchi ad ascoltare passivamente un insegnante che rigurgita informazioni, non è certo il modo migliore per ottenere la loro attenzione. Farli scrivere per pubblicare il loro blog al mondo ha molto più senso che scrivere un tema esclusivamente per l'insegnante, ed estendere la classe ben al di là delle quattro mura con simulazioni e viaggi virtuali consente di creare progetti che aiutano a sviluppare la "disciplined mind" in senso gardneriano.

mercoledì 28 ottobre 2009

FARE ADDESTRARE GLI INSEGNANTI ALL'USO DEL COMPUTER DAI RAGAZZI

Questo è il commento di N. Negroponte per tacitare l'obiezione di chi non vede praticabile la strada dell'informatizzazione scolastica di massa. Premesso che condivido gran parte dell'opinione e tutto l'operato di questo visionario fondatore del progetto OLPC (One Laptop erp Child) che ha celebrato a settembre un'altro straordinario successo con la consegna di 400.000 PC a bambini uruguayani, non mi sento proprio di accettare la sua teoria dell'apprendimento dell'uso del computer (mi guardo bene dall'usare la parola TIC che lui trova disdicevole e scollegata dalle pratiche quotidiane e dall'immaginario della generazione digitale) condivisa a cuor leggero dalla Faggioli che per l'ADi ha tradotto e commentato l'intervento di Negroponte al forum IDB.
Anzi debbo dire che sono stupita per la leggerezza con cui si propone una tale teoria, perché numerose ricerche e autorevoli pareri al di là dell'oceano (AAL, per esempio) hanno ampiamente dimostrato che sebbene i ragazzi utilizzino il PC ed internet quotidianamente e per più ore, questo non significa affatto che siano in grado di beneficiare delle potenzialità che esso offre per conseguire abilità indispensabili per il 21° secolo.
Saper cercare, validare, organizzare informazioni reperibili sul Web, significa procedere per gradini successivi di competenze di tipo bloomiano e non ha niente a che fare con il saper premere tasti, in quanto richiede abilità cognitive che debbono essere sviluppate da persone competenti.
Il visionare semplicemente informazioni non pertinenti, o non verificate, senza riuscire ad analizzarle od organizzarle adeguatamente, a sintetizzarle o usarle per scopi creativi non prepara i ragazzi ad affrontare le sfide del mondo tecnologicamente interconnesso dove la competizione è globale e il ritmo di evoluzione della tecnologia va con le nuove USB 3.0 alla velocità di 25 giga ogni 70 secondi.
Ben venga un computer per bimbo, magari potessi vedere quel giorno: non significa però che così si sana il digital divide, ma si rischia di creare un nuovo analfabetismo mascherato da innovazione tecnologica.
Una prospettiva molto triste se non si provvede a formare i formatori adeguatamente!

martedì 6 ottobre 2009

CORSO DI FORMAZIONE IN E-LEARNING A MALTA

Grazie ad una borsa individuale di formazione ottenuta tramite Programma LLP – Comenius, sono potuta andare a Malta per seguire un corso di 5 giorni dedicato all’E-learning organizzato da “Across Limits ltd” e basato su materiale on line disponibile a questo LINK . (la webpage fornisce login e password per accedere a tutto ciò che abbiamo utilizzato durante il corso).

Fra gli obiettivi dichiarati vi era l’intenzione di demistificare l’e-learning e renderlo accessibile anche a persone non tecnicamente preparate, l’uso pratico di strumenti per creare percorsi di e-learning, la condivisione di esperienze positive fra i partecipanti.
Da esperta di ricerche didattiche che dimostrano inequivocabilmente e autorevolmente le potenzialità della multimedialità, e da accanita sostenitrice dell’uso della stessa per incrementare la gradevolezza, l’efficacia dell’apprendimento, nonché per dar prova dello stesso, è ovvio che non ho richiesto di partecipare a questo corso per giustificare una mia conversione ai TIC che è risale all'alba del Web 1.0. Diverse applicazioni e freeware oggetto del corso mi erano già noti (uso Hot Potatoes da 15 anni), quindi il mio interesse era principalmente orientato verso lo sviluppo di una maggiore comprensione del LMS (piattaforma di e-learning per gestire gli studenti), LCMS (creazione di contenuto per e-learning) e SCORM (standard per l’upload di e-learning), nonché l’uso di applicazioni freeware per gestione di classi on line come Dimdim, le cui potenzialità possono essere apprezzate solo in una sessione pratica: in tali ambiti il corso è stato abbastanza soddisfacente.

Purtroppo alcuni dei link forniti durante il corso ed accessibili dal sito dell’Across Limits, relativi a risorse teoriche o pratiche utili per la creazione di e-learning, non sono più operativi o il loro ultimo aggiornamento risale a qualche anno fa.

Durante le sessioni di lavoro ho scoperto i due seguenti siti che non conoscevo e che meritano una consultazione attenta:

1. Internet Public Library (IPL)
una straordinaria biblioteca on line che, non solo fornisce risorse di qualità per l’insegnamento/apprendimento di qualunque argomento (fondata dall’Università della Michigan School of Information e ospitata dal College Information Science and Technology dell’Univeristà di Drexsel), ma si impegna persino a effettuare ricerche su richiesta in caso non si trovi quanto desiderato.

2. Project Gutenberg
una collezione gratuita on line di 30.000 libri in tutte le lingue(file audio e/o di lettura) prodotta da migliaia di volontari.

Le esperienze più positive di questo brevissimo periodo di formazione all’estero – il quarto del genere nella mia carriera – sono state Ina, Solveiga e Cristina: le altre tre altre insegnanti provenienti da Finalndia, Lituania e Romania. Lo scambio di idee, opinioni e l’amicizia che è nata tra noi grazie alla condivisione della voglia di crescere professionalmente (cosa non comune nell’ambiente scolastico che frequento) porteranno sicuramente a scambi culturali fra studenti e collaborazioni.
Inoltre, la mia nuova amica finlandese mi ha confermato quello che avevo già letto in diverse relazioni del OECD/CERI in merito alla validità ed alla efficacia del sistema scolastico di questo paese nordico i cui quindicenni, con 8.000 ore in meno di lezione rispetto ai coetanei italiani, sono i primi per risultati del test PISA, mentre i nostri ragazzi sono gli ultimi.
La ricetta? Selezione severa per corpo docente (solo 15% dei richiedenti viene ammesso), aggiornamento costante degli insegnanti e test formativi e non sommativi per i ragazzi (vedi il video).
Non sarebbe poi così difficile tentare di emularli, se la scuola italiana non fosse un centro per l’impiego abilmente gestito dai sindacati e il Ministero dell’Istruzione provvedesse una formazione del personale docente degna di questo nome e premiasse con riconoscimenti di prestigio e incentivi monetari chi aggiorna la propria professionalità costantemente .

mercoledì 2 settembre 2009

I PRIMATI NEGATIVI DELLA SCUOLA ITALIANA

Dai risultati di una ricerca comparativa sul benessere dei bambini dei vari paesi OECD appena pubblicata dall’OCSE risulta ancora una volta un triste primato per il nostro paese.
Siamo appena nella media per quanto riguarda benessere materiale, salute e sicurezza, comportamenti a rischio, e agli ultimi posti per benessere materiale (la povertà infantile superiore del 3% alla media), abitazioni ed ambiente di vita (nonostante tasso demografico basso, molti bambini vivono in ambienti sovraffollati ed in cattive condizioni) ed struzione. In nessuna delle sei dimensioni esaminate l’Italia fa registrare un valore positivo.
La situazione dell’istruzione è di gran lunga quella in cui le nostre prestazioni sono le peggiori. I nostri primati sono:
- il 4° peggior rendimento scolastico medio
- il 3° peggior posto per numero di giovani non occupati, né impegnati in formazione
- il penultimo posto per il disamore per la scuola.
Purtroppo tutto grida a gran voce quanto poco i vari governi abbiano fino ad oggi fatto e continuino a fare per il futuro del nostro paese (la spesa per i più piccoli è l'80% della media OCSE), ed è altrettanto evidente che, se solo il 13% degli studenti è soddisfatto della scuola (meno della metà della media OCSE che è del 27%: alcuni stati come la Norvegia, la Turchia e l’Olanda registrano percentuali vicine o superiori al 40%), tutti gli operatori del sistema scolastico sono tenuti a interrogarsi su cosa possono fare in prima persona per migliorare la scuola, perché sono le persone che fanno l’ambiente.
Simon Chapple, uno dei coautori del rapporto, conclude rilevando la necessità per l'Italia di "nuovi investimenti diretti sui bambini più piccoli, specialmente qualora questi permettano di fare la differenza a lungo termine e nelle are in cui la spesa corrente è bassa"; per i più grandi, consiglia invece di migliorare i risultati scolastici, e di rendere l'istruzione più equa affinché tutti, indipendentemente dalla loro situazione sociale, lascino la scuola con migliori qualifiche e quindi migliori prospettive di lavoro.
I bambini, non dimentichiamolo, sono il futuro del nostro paese.

mercoledì 8 luglio 2009

LETTERA APERTA AL MINISTRO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE ONOREVOLE GELMINI

Il video qui sotto è nato per soddisfare una mia irrefrenabile esigenza catartica suscitatami dalla osservazioni inspiegabili con cui il Ministro Gelmini ha commentato l’incremento di bocciature registrato questo anno.
La mia sorpresa ed indignazione è diventata incontenibile quando ho scoperto che Washington stava per ospitare il “Global Education Competitiveness Summit”, un incontro fortemente voluto dai vertici della politica Americana - consapevole di quanto incida negativamente sull’economia il fallimento di parte degli studenti - fra i propri leader e i leader dall’Australia, la Finlandia, Singapore e Canada, paesi che ottengono risultati eccellenti nel campo dell’Istruzione. L’America, convita che sia indispensabile rilanciare il suo sistema scolastico per tornare ad essere competitiva e far fronte alle mutate necessità della società della conoscenza del 21° secolo, ha organizzato un Summit per scoprire i segreti di chi ha già successo allo scopo di scoprire come sviluppare abilità per il terzo millennio e energizzare l’innovazione che trascina la crescita economica.
Mentre l’Onorevole Gelmini ci teneva a precisare come il fallimento da parte di tanti dei nostri ragazzi fosse una palese dimostrazione dell’efficacia e, soprattutto, della meritocrazia del nostro sistema scolastico, dall’altra parte dell’oceano emergevano alcune pratiche ricorrenti che caratterizzano una scuola efficace: prima fra tutti il collegamento di formazione e assunzione e l’aggiornamento costante e obbligatorio per il personale insegnante, nonché test formativi per gli alunni. Quanto il nostro sistema scolastico sia tradizionalmente ben lontano dal tale modus operandi è stato molte volte sottolineato da studiosi di fama indiscussa: mi è sorto il dubbio che forse all’Onorevole tutto ciò non fosse noto, da qui il mio modesto tentativo di fare un collage di dati OECD-CERI, interviste, conferenze e articoli di autorevoli uomini di cultura, di foto (Flickr) e musica (Jamendo) in Creative Commons per dare forma ai molti dubbi che affollano la mia coscienza di cittadina, la mia etica di insegnante, la mia mente di long-life learner ed il mio cuore di madre.

mercoledì 1 luglio 2009

NUOVA RICERCA AMERICANA DIMOSTRA CHE IL “BLENDED LEARNING” E’ ESTREMAMENTE EFFICACE.

E’ stata appena pubblicata dal Minstero dell’Istruzione americano una Ricerca su 46 studi che hanno messo a confronto l’istruzione tradizionale e l’istruzione on line: i risultati hanno concluso che il “blended learning” (ovvero l’apprendimento che includa sia l’insegnamento tradizionale che quello reperibile in Internet) è più efficace dei singoli approcci da soli. Inoltre l’utilizzare risorse on line produce, da solo, risultati migliori di quanto non lo faccia l’insegnamento tradizionale in presenza dell’insegnante.

Il Segretario all’Istruzione americano Arnie Duncan ha commentato la notizia ribadendo la necessità per gli insegnanti di incorporare giornalmente contenuto digitale nelle loro lezioni.

La possibilità che l’efficacia sia dovuta all’incremento dei tempi di apprendimento cui il blended learning esponga il discente e non allo strumento in sé, non mi sembra ridimensionare significativamentel’importanza di un concreto incremento del successo, che è la meta più desiderata da ogni insegnante che abbia la propria professione a cuore.

Più di interesse, forse, è la scoperta della carenza di studi sperimentali dal 1996 al 2006 che dovrebbe stimolare un approccio più scientifico del confronto fra blended learning e apprendimento tradizionale

sabato 27 giugno 2009

E SE INSEGNARE EFFICACEMENTE NON AVESSE NIENTE A CHE FARE CON IL PRESENTARE UNA BELLA LEZIONE CHE GLI STUDENTI DEVONO CAPIRE E MEMORIZZARE?

L’articolo sul “New York Times” risale al 9 gennaio: i risultati che un esperimento del MIT ha suscitato, hanno attirato l’interesse di tutti. Grazie a due classi TEAL (Technology Enhanced Active Learning) ovvero due classi dotate di computer interconnessi e di clickers (dei dispositivi grazie ai quali gli studenti in tempo reale possono cliccare le risposte che per ogni quesito ritengono giuste, e gli insegnanti possono avere in tempo reale sul PC i risultati di questi sondaggi - di solito anonimi) la frequenza alle lezioni di fisica è salita all’80% (prima anche con i docenti più accreditati non si arrivava al 50%) e la percentuale di mancato superamento degli esami è scesa al 4% (dal 10-12%). Altre università si sono subito aggiornate per replicare l’incredibile successo risultante dalla sostituzione a lezioni tradizionali a un grande pubblico di studenti (330 partecipanti alla lezione introduttiva di meccanica Newtoniana ed elettromagnetismo) un apprendimento interattivo, pratico, collaborativo e centrato sullo studente. Considerando che, come ha rilevato il Dr Wieman la mente umana può tenere un massimo di 7 articoli diversi nella memoria operativa a breve, e non può processare più di 4 idee allo stesso tempo, non c’è da sorprendersi che gli studenti ricordino solo una frazione minima di informazioni presentate nel formato di una conferenza di un’ora. Come afferma il Professor Mazur, se non ci si trasforma in un maratoneta guardando maratone in TV, allo stesso modo non si può diventare scienziati ascoltando ed osservando uno scienziato.

80 studenti seduti in gruppo attorno a 13 tavoli rotondi equipaggiati con PC in un’aula che alle pareti ha whiteboards sulle quali gli studenti, invitati dopo una breve presentazione del docente a portare avanti esprimenti insieme con insegnanti ed assitenti, sono incoraggiati a scrivere formule.

La tradizione che insegnare bene voglia dire per il docente esporre una lezione ben preparata, e per gli studenti capirla e memorizzarla è finalmente superata grazie a sostenitori come il Dr Dourmaskin. Ed ecco che gli studenti affollano le aule perché lì per loro c’è qualcosa in più di una semplice consegna di informazioni - ben fatta quanto si vuole - ma reperibile ovunque grazie a libri e internet: possono finalmente alzare la mano ed ottenere chiarimenti personalizzati, poiché l’insegnante è lì disponibile a soddisfare le loro richieste. Come è immaginabile i docenti più anziani del MIT (che hanno impiegato anni a perfezionare le loro lezioni) manifestano entusiasmo ridotto rispetto ai colleghi più giovani.

E i clickers? Servono a sapere a che punto sono gli studenti: un verifica formativa utilissima per mantenere una velocità adeguata nello sviluppo dei vari argomenti dando a tutti l’occasione di seguire con profitto lo svolgimento del programma.

Le aule, purtroppo, sono costose, ma la conferma che spesso quando gli studenti falliscono non è colpa loro, è innegabile.

martedì 23 giugno 2009

E' sempre l'insegnante che fa la differenza.

Ho appena finito di seguire una chat su “Tecnologia d’avanguardia da utilizzare in classe” (“Cutting-Edge Classroom Technology”): è stata molto interessante perché mi ha segnalato delle risorse che non conoscevo, e mi ha anche rincuorato, perché parlava di strumenti che invece già uso.
Gli ospiti erano Lucy Gray, specialista di tecnologia per l’istruzione all’Univeristà di Chicago per la matematica della scuola primaria e l’insegnamento delle scienze, ed Eric Klopfer, direttore del del Programma di Formazione per gli Insegnanti del MIT.
E’ stato ribadito come le potenzialità didattiche insite nella tecnologia possano essere individuate e sfruttate da insegnanti (spesso innovatori solitari ed individualisti: sic) che hanno ben chiaro il curriculum e come sia necessario che la preparazione dei futuri docenti sia adeguatamente aggiornata. Troppe scuola ancora (in America, pensate!) considerano la tecnologia come un optional, e la lavagna (cosiddetta interattiva) forse ha una portata rivoluzionaria meno ampia di quanto non si voglia far credere: video games, telefonini ed iPod hanno delle potenzialità straordinarie per sviluppare conoscenze e competenze in modo realistico e gradevole. Visto che i ragazzi hanno voglia di apprendere, perché le scuole dovrebbero spegnere questo loro desiderio? Anche il problema dell’allineamento delle verifiche a questo nuovo tipo di insegnamento inizia ad essere affrontato (in America!) e potrà probabilmente essere superato.
Non basta che l’insegnante si apra una pagina su Facebook o Twitter per garantire un uso didatticamente valido di tali strumenti per la didattica occorre individuare una applicazione concreta e produttiva in cui inserire il cosiddetto “programma” da svolgere.
Il bello di Internet è che ti fa sentire meno solo, anche se chi ti fa compagnia è dall’altra parte dell’oceano!

lunedì 25 maggio 2009

CHI NAVIGA IN INTERNET LEGGE PIU' LIBRI

Dal rapporto presentato dall´Associazione Italiana Editori (AIE) sul tema "Bambini e ragazzi: come leggono e comprano oggi i clienti della libreria di domani" risulta che i ragazzi dai 6 ai 19 anni che utilizzano internet sono lettori più avidi di quelli che non sono soliti navigare.

Un segnale rassicurante e positivo che pone a tacere chi considera i “nativi digitali” una generazione perduta, dedita a pratiche inutili quando non demonizzate che ben si guarda dal prendere in mano un libro fatto di carta e inchiostro. Un’altra considerazione che viene spontanea sul quanto l’essere connessi sia importante è come l’accesso alle nuove tecnologie e al Web sia una questione culturale di rilevante importanza di cui la scuola e lo stato dovrebbero occuparsi, altrimenti si rischia di aprire una altra voragine fra i ragazzi che hanno la fortuna di utilizzare la rete e coloro che non ce l’hanno: i primi accedono a risorse sempre più varie ed ampie, mentre i secondi rischiano di vedere crescere le loro carenze e restare sempre più indietro.

venerdì 8 maggio 2009

Il Web 2.0 aiuta gli insegnanti a diventare migliori.

La donna che vedete qui sopra è conosciuta nel mondo accademico mondiale: neuroanatomista stimata e ammirata, Marian Diamond insegna all’università di Berkeley. I suoi studi degli effetti che l’ambiente esterno, invecchiamento e risposte immunitarie hanno sulla corteccia neocerebrale hanno dimostrato come diversi tipi di input (arricchiti o impoveriti) possono alterare la struttura della corteccia cerebrale dei ratti e conseguentemente il loro comportamento.

Dalle ricerche effettuate risulta che ambienti impoveriti o arricchiti possono aumentare le dimensioni dei costituenti della corteccia ad ogni età (da quella prenatale fino vecchiaia avanzata: 90 anni):

solo 4 giorni di arricchimento possono creare una crescita statisticamente significante, così come 4 giorni di impoverimento possono ridurre significativamente lo sviluppo corticale.

Interessante se pensiamo ai nostri studenti, no?

Chiunque considererebbe un privilegio sedere in un aula ad ascoltare le sue lezioni, e tutti possono, visto che i video del suo richiestissimo corso sono gratis su internet come parte di un crescente movimento mondiale che ha portato molte istituzioni accademiche ad aprire le porte ai loro esclusivi corsi. Berkeley, Stanford, Yale, il MIT hanno tutti messo le loro lezioni su You Tube Edu (lanciato il marzo scorso) in modo che i ragazzi possano ascoltare una lezione interessantissima e il prof abbia più tempo per le domande.

Per gli insegnanti la conseguenza più rilevante è l’opportunità di avere feedback e di farsi notare: invece di immergersi nella ricerca ora lavorano duro per diventare insegnanti migliori.

A 82 anni, la professoressa Diamond invece di pensare a farsi da parte, si sorprende per la possibilità di parlare al mondo e di potersi godere messaggi da studenti ed insegnanti da ogni angolo del pianeta: una soddisfazione impensabile prima del Web 2.0.

mercoledì 29 aprile 2009

MENTE CREATIVA POVERA: GLI ITALIANI SONO FRA GLI ULTIMI IN RICERCA , BREVETTI E TECNOLOGIA.


La Commissione Europea ha pubblicato l'Eurobarometro, secondo i cui indici, l'Italia nel campo dell'innovazione è nei penultimi posti, ben al di sotto della media europea (colonnina bianca del grafico qui sopra) per quanto riguarda, fra l'altro, gli investimenti in Ricerca e Sviluppo, in Informatica, il numero dei diplomati e laureati in discipline tecnico- scientifiche e i brevetti europei.
Il trend consolidato già da qualche anno non sembra imputabile alla crisi mondiale e ai ridotti investimenti: mancano invenzioni, scienza e cultura. Questa notizia mi ha fatto pensare a "Minds for the Future", l'ultimo libro di Gardner, in cui lo studioso sottolinea la necessità di rivedere completamente e profondamente i modelli dell'apprendimento: il sistema educativo attuale, nato per preparare individui per il 19° e il 20° secolo, è adatto a sviluppare abbastanza bene solo la "disciplined mind" (mente rispettosa di regole e standard: "mente ubbidiente"), che si estende in profondità, ma, che purtroppo, non è sufficiente da sola ad affrontare le sfide del 21° secolo.
Gardner accusa il sistema scolastico di disinteressarsi della "synthesizing mind" ("mente sintetizzatrice") che si sviluppa in ampiezza, e, cosa ancor più grve, di paralizzare la "creating mind" ("mente creativa") , che è straordinariamente elastica e costituisce la base del successo nell'economia della conoscenza.
Lo scrittore esamina il sistema americano, ma non credo che la nostra scuola sia più preparata a stimolare la creatività: forse se vogliamo più innovazione sarebbe opportuno rivedere le priorità all'interno dei programmi, riducendo la quantità a favore della qualità e soprattutto a favore dello sviluppo di abilità tecnologiche e di probelm solving.

STRUMENTI MULTIMEDIALI E INSEGNANTI DIGITALI

Pier Cesare Rivoltella, docente e direttore del Cremit dell'Università Cattolica di Milano, si è recentemente espresso in merito al sempre più diffuso utilizzo delle Lavagne Multimediali (Nova- Sole 24 ore- 22 aprile scorso) osservando come il futuro della scuola non passi automaticamente attraverso le attrezzature e l'alfabetizzazione digitale, ma sia nelle mani dei docenti.
Recentemente una collega mi ha fatto notare come leggere le informazioni da una pagina web non sia molto diverso dal leggere una pagina di un libro: non posso che essere d'accordo! Ciò non vuol dire che il computer o il web siano equiparabili a un testo cartaceo, ma che è l'uso che se ne fa a determinarne il valore aggiunto. Ecco dove dovrebbe entrare in campo la volontà di aggiornamento dell'insegnante: la lavagna multimediale, come tante risorse del Web 2.0, ha un potenziale per realizzare collaborazione e cooperazione fra docente ed alunni per costruire conoscenza insieme qualora il docente sia preparato ad utilizzarla per il vero fine ultimo a cui è preposta ovvero la costruzione di conoscenza collaborativa.

Ma il DNA degli insegnanti è difficile da modificare! Abitudini radicate, a causa di esposizione protratta ad un tipo di metodologia immutata nei decenni, sono difficili da rimuovere. E' faticoso mettersi in discussione, lasciare che i ragazzi sviluppino abilità di autovalutazione e lavorare insieme a loro, significa scendere dal piedistallo di detentore di conoscenza assoluta, aprirsi al mondo e mettersi al fianco di chi sta crescendo, come compagno esperto, sì, ma soprattutto come life-long learner, curioso del nuovo che c'è intorno, aperto a sperimentarne le potenzialità, disposto a studiare di nuovo.
Solo se mostriamo amore per la conoscenza, riusciremo a trasmettere l'entusiasmo della sfida e la soddisfazione dell'apprendimento continuo.

martedì 7 aprile 2009

Il ruolo fondamentale della scuola nell'economia futura.

I segni del cambiamento sono ovunque: l’OECD OBSERVER, il notiziario dell’OECD in inglese e francese ha introdotto una nuova edizione web ottimizzata per cellulari e iPhone, e in calce ai nuovi articoli sono riportate le icona segnalibro dei Media Sociali più diffusi (Facebook, My space ecc). Nell’anno dedicato a Darwin forse sarebbe opportuno ricordare che la specie destinata a sopravvivere è quella che meglio si adatta ai cambiamenti, se questo non bastasse si potrebbe richiamare quanto lo storico Arnold Toynbee afferma in merito alla fortuna e alla disgrazia delle civiltà dovuta alla capacità di sfruttare le più recenti tecniche disponibili e distribuirle alla popolazione nella sua totalità.
L’ articolo dell’OECD “Innovation and globalisation OECD through its looking glass” di Ron Gass, esamina gli scenari possibili per lo sviluppo dell’economia e il ruolo delle istituzioni scolastiche nella definizione di questo futuro. Fin quando il costo del lavoro è il principale fattore della produzione è logico che la produzione stessa si sposti nei paesi dove il costo del lavoro è più basso. Ma nelle economie e nelle società dell’informazione la creatività, l’innovazione e l’imprenditorialità devono essere distribuite a tutta la popolazione. C’è necessità di proporre politiche basate sul territorio: è la mobilizzazione di risorse umane e culturali endogene, piuttosto che la ridistribuzione di risorse tramite sussidi che deve guidare le politiche e la cultura economica deve tendere verso l’intraprendenza e l’iniziativa piuttosto che verso l’assistenza. La globalizzazione e l’innovazione da un lato accrescono la ricchezza, ma dall’altro aumentano la disuguaglianza sociale: le economie e le società democratiche avanzate non possono sfuggire ai loro potenti effetti sociali. Nel transitare dalla società industriale a quella post-industriale a quella dell’informazione, gli sviluppi futuri sembrano far sfociare questo cambiamento continuo nella necessità di società creative. Una volta risolta la presente crisi dei mercati finanziari, l’unica possibilità di crescita e produttività dell’economia reale sarà cavalcare l’onda emergente delle tecnologie pervasive nei settori dell’energia, delle tecnologie biologiche ed ecologiche e delle comunicazioni.
L’OECD ha aperto un dibattito sulla società creativa e invita il settore dell’istruzione a prendere le redini perché da sempre l’istruzione, altre a trasmettere l’eredità del passato, è stato il settore deputato a preparare per il futuro. Mi chiedo quanti docenti siano pronti e disposti a farsi carico di questo compito così importante: purtroppo nella mia esperienza quotidiana non ne vedo molti!

lunedì 6 aprile 2009

Computer in strada per i bimbi indiani: una iniziativa originale che sta dando risultati notevoli



Delle relazioni messe disponibili on-line del convegno torinese conclusosi il 26 marzo scorso "Un Giorno di Scuola nel 2020" organizzato dalla Fondazione per la Scuola Compagnia di San Paolo, l'intervento che ho trovato più interessante è stato quello di Sugata Mitra, Professore di Tecnologia della didattica e Direttore di ricerca, School of Education, Communication and Language Sciences,dell'Università di Newcastle, UK. Il docente ha presentato un modello di apprendimento autorganizzato volto a recuperare lo svantaggio della perifericità geografica ove massima è la necessita di aver accesso a tecnologie per l'istruzione perché è proprio lì che non esistono buone scuole o buoni insegnanti.
La "HiWEL" (Hole-in-the-wall education Limited), ha allestito delle postazioni computer in strada resistenti alle intemperie e ad eventuali tentativi di manomissione e piccoli furti, in grado di funzionare autonomamente ma dotate anche di un dispositivo di controllo a distanza (Remote Monitoring Station) per monitorarne l'utilizzo giornaliero. L'accesso costantemente disponibile permette ai bambini (le pensiline di riparo sono volutamente posizionate ad un altezza ridotta per evitare l'utilizzo delle postazioni da parte di adulti) di scoprire software didattico che coinvolge i piccoli in progetti concreti direttamente riferibili alla loro vita quotidiana: verifiche didattiche accuratamente programmate hanno fatto riscontrare nei piccoli utenti, non solo un rendimento scolastico maggiore, ma, cosa ancora più importante, sviluppo di abilità collaborative e una abilità indirettamente indotta di analizzare e sintetizzare e valutare informazioni che farà di loro dei long-life learner. Grazie ai loro speciali "buchi nei muri" i bambini trovano informazioni, raccolgono dati e stilano relazioni per la comunità.
L'India progetta di poter far accedere all'istruzione di base entro il 2010 tutti i bambini e - sopratutto - le bambine dai 6 ai 14 anni residenti sia in zone rurali che urbane e l'iniziativa del HiWEL sembra la chiave di volta per garantire sia l'inclusività che la qualità auspicabile per una tale iniziativa.
Non vi è alcun dubbio che il futuro dell’istruzione sarà molto diverso dalla situazione odierna: non può non colpire la voglia di scoprire, conoscere, apprendere che fa accalcare i bambini che si vedono nel video della CNN qui sotto (le postazioni sono state una fonte di ispirazione per il film "Slumdog Millionnaire"), una curiosità che la scuola che resta indietro legata alle sue radici industriali, con insegnanti arroccati nella loro illusione di detenere tutto il sapere e la formula magica per somministrarlo ai loro studenti, non sa più cosa sia. Anche i docenti che usano i TIC spesso si guardano bene dal mettere in discussione il funzionamento del sistema di istruzione (George Louis Baron), mentre ciò di cui hanno bisogno gli studenti oggi è
- usare tecnologia ovunque e in ogni momento il loro apprendimento lo richieda per accedere ad informazioni indispensabili per perseguire i loro obiettivi
- usare un ampio raggio di risorse di apprendimento e collaborazione con gli altri in un ambiente che fornisca servizi on line ovunque essi siano e garantisca l'accesso a quel supporto per l'insegnamento e l'apprendimento formale che è la rete(Levy and Murnare citati da Doug Brown).
Ai docenti testardi che si reputano fonti di sapere intoccabili vorrei far notare che quando la BBC il 24 agosto 2006 alle 13.30 informò che i pianeti del sistema solare erano diventati improvvisamente solo 8 perché gli astronomi avevano rivisto le caratteristiche dei pianeti, alle 13:31 l’articolo di Wikipedia era già aggiornato e fu ritoccato ben 90 volte prima della mezzanotte dello stesso giorno; e che usare Open Courses universitari del MIT è come trovare 40.000 $ su una panchina come ha detto un certo Michael da una cittadina rurale americana.
Eric van Hippel docente del MIT, e autore dell'opera "Democratizing innovation" utilizza la parola "prosumer", che epitomizza la natura di network cooperativo di creazione della conoscenza della rete fondendo "producer" e "consumer": l'insegnamento dei prossimi decenni dovrà essere incentrato sul discente, dovrà essere ricco di tecnologia, esplorativo per natura e focalizzato alla risoluzione di problemi (Tracy Grey).

mercoledì 18 marzo 2009

IL 100% degli studenti all'università: la ricetta per il successo è il curricolo integrato

E' la High Tech High (una scuola elementare, due medie e cinque superiori) di San Diego a detenere il primato dell'accesso del 100% dei suoi studenti all'università grazie ad un curricolo di studi interdisciplinari integrati. Un successo che nel 2000, quando ha aperto con una sola classe, non era dato per scontato ma che è arrivato puntuale grazie ad una ristrutturazione completa dell'esperienza scolastica.
Una rivoluzione iniziata alla fine degli anni 90 grazie a ricerche come
"The Logic of Interdisciplinary Studies" di Sandra Mathison and Melissa Freeman (presentato al simposio annuale dell'American Educational Research Association) che evidenziavano come curriculi di studio interdisciplinari integrati portassero a "risultati educativi positivi":
- comprensione, ricordo ed applicazione di concetti generali migliore;
- comprensione di interconnessioni globali e sviluppo di prospettive, punti di vista e valori multipli accresciuti;
- maggiore abilità nel prendere decisioni, nel pensare criticamente e creativamente e nel sintetizzare conoscenza al di là delle discipline;
- abilità di identificare, valutare e trasferire informazione significativa per risolvere problemi più sviluppata;
- promozione di apprendimento cooperativo, percezione della propria attitudine ad apprendere e dell'importanza del proprio ruolo all'interno della comunità;
- motivazione più forte.
Grazie anche al supporto di figure ispirate ed importanti come Sir Ken Robinson, Heidi Hayes Jacobs e James Beane, il sistema americano sembra avere metabolizzato questa esigenza indispensabile di integrazione. Bene lo dimostra il video "Common Sense: An Overview of Integrated Studies", nel quale sono riportate alcune illuminanti esperienze che confermano l'efficacia dell'approccio multidisciplinare che fa della scuola una palestra di vita dove fare esperienze concrete indimenticabili, collaborare contribuendo con talenti diversi, rielaborando in creazioni originali informazioni aggiornate, per sottoporle infine a giudizi di pari ed esperti.
Che senso ha nella realtà esperenziale quotidiana dell'attuale società della conoscenza post-industriale un insegnamento per discipline rigidamente incastrato in un orario scolastico?
Il denominatore comuni a tutti i progetti del video è la programmazione realizzata da docenti ed esperti di un'area di convergenza di discipline disparate: alla Landy Middle School per esempio degli studenti quttordicenni hanno progettato, costruito e testato delle automobili a propulsione ad aria di palloncino, creato spot pubblicitari e calcolato un finanziamento per l'acquisto dei prototipi.
La King Middle School ha addirittura stilato l'intero curriculum degli studenti su una trama interdisciplinare, raggiungendo traguardi straordinari: la scuola, precedentemente inserita fra quelle con risultati di livello più basso, appartiene oggi al gruppo migliore.
Forse una rivisitazione del concetto di interdisciplinarità, da riconiugare al di là delle rigide e surreali articolazioni orarie, aiuterebbe anche la scuola italiana a riagganciarsi alla realtà, al fine di ottenere risultati più soddisfacenti, indispensabili per consolidare l'autostima degli studenti: il preside della King Middle School riferisce un commento di uno studente che epitomizza il successo massimo di un'istituzione scolastica "Nessuno qui si sente più stupido!".

giovedì 12 marzo 2009

Il volto umano dell'apprendimento digitale

L'e-learning (apprendimento digitale) è ben diverso dall'e-teaching (insegnamento digitale): Alberto Quagliata , Professore associato di Didattica e Tecnica della formazione, illustra come l'accesso a risorse didattiche digitalizzate - moduli, unità didattiche, valutazioni online - non si discosti molto dal 'insegnamento tradizionale, l'unico elemento innovativo che presenta è il forum, poiché è il solo che prevede un'interazione umana, anche se asincronica.
Il carattere distintivo del dell'e-learning è costruzione del sapere progressiva e condivisa, prevede la fruizione di diversi ambienti operativi e comporta una assunzione di responsabilità: si tratta di conoscenza attiva che prevede la creazione di applicazioni non la semplice consultazione.
E' questo il principio alla base di WI.MI. (Wide Minds: menti aperte), un progetto che fa parte del programma lifelong learning della comunità europea che intende promuovere la collaborazione internazionale come contesto per migliorare le competenze digitali e il multilinguismo allo scopo di raccogliere, esaminare e disseminare la pedagogia e la pratica lottando per integrarle nei riluttanti sistemi di istruzione nazionali.
I benefici nell'uso delle TIC nel miglioramento degli standard di sviluppo delle competenze e dell'apprendimento autonomo, sono ormai testimoniati da un gran numero di progetti, purtroppo però, molti insegnanti non utilizzano ancora il potenziale creativo che la tecnologia offre per varie ragioni, fra cui la mancanza di dimestichezza, di supporto, di tempo e una superficiale sottovalutazione dell'importanza di questi nuovi strumenti. E a pagare il prezzo di questa stagnazione sono sia i ragazzi, che sotto-utilizzano le risorse del social networking e della navigazione in rete e sono disinteressati e delusi dal mondo della scuola, che gli insegnanti: sempre più lontano ed estraniato dal mondo reale e dalla nuova ecologia mentale del mondo giovanile, parte del corpo docente non riesce a più a mettersi in comunicazione con il mondo degli studenti digitali, e vive con frustrazione la propria sconfitta.

lunedì 9 marzo 2009

Coniugare tecnologia mobile e didattica è possibile

Ho appena avuto una conversazione con il referente di MoULe dell'ITD (Istituto Tecnologie Didattiche del CNR) di Palermo che mi ha promesso notizie in merito ai risultati del Mobile Ubiquitous Learning Project che prevedeva la sperimentazione di telefoni cellulari di ultima generazione (dotati di GPS) e computer palmari per sviluppare progetti didattici cooperativi finalizzati ad associare le risorse didattiche ed i contenuti educativi a specifiche localizzazioni geografiche.
Il progetto, conclusosi nel corso del 2008, ha coinvolto studenti e docenti della scuola secondaria di II grado: entrambi i gruppi hanno partecipato a corsi di preparazione e sono stati dotati di dispositivi mobili completi di GPS connessi ad internet. Gli insegnanti, con conoscenze di base dell’informatica, hanno seguito un corso di 20 ore che li ha introdotti agli aspetti metodologici dell'apprendimento cooperativo ed alla progettazione di attività di apprendimento che prevedevano un lavoro sul campo, all'uso della piattaforma tecnologica per l'apprendimento a distanza Moodle e dell’ambiente Wiki per la costruzione condivisa della conoscenza.
La sperimentazione, che aveva lo scopo di verificare la funzionalità tecnologica del sistema e la sua valenza didattica, i processi collaborativi che hanno portato alla costruzione della conoscenza e come MoULe abbia favorito tali processi, nonché la quantità delle interazioni tra gli studenti e la qualità dei contenuti creati, sembra aver prodotto risultati positivi.
Il sistema consentiva
- la ricerca delle informazioni filtrate/raffinate in base alla posizione,
- l'inserimento dei contenuti in modo collaborativo (con tecnologie wiki e mappe concettuali) consentendo l’associazione ad un punto di interesse sul territorio
- l'annotazione contenuti multimediali (Immagini, testo, interviste audio) on-site sul territorio mediante dispositivi mobili dotati di localizzatori satellitari
- l'utilizzo di strumenti di comunicazione sincrona e asincrona (chat e forum) sensibili alla localizzazione.
- l'utilizzo di un navigatore per la visualizzazione sul territorio della posizione dei fruitori e dei punti di maggior interesse
- il riconoscimento automatico i punti di interesse.
- il monitoraggio centralizzato da partedegli utenti.
Un esperimento degno di nota (e sul quale mi riprometto di tenermi aggiornata), che richiama alla mente il GeoHistorian Project che ha lo scopo di utilizzare le tecnologie mobili per abbattere le barriere fra scuola e società, e si prefigge di valutare i cellulari come risorse educative, ridurre barriere fra scuole e comunità (musei, zoo ecc) e dare agli studenti la possibilità di creare risorse per la loro comunità. Questo progetto utilizza le tecnologie mobili per legare la classe a punti di interesse storico: tramite cellulari che consentono di fare riprese e foto, hanno GPS e accesso wireless ad internet, e avvalendosi di siti come PoketCaster gli studenti possono diventare documentaristi storici, creare e condividere la storia di persone reali e posti reali. Ancora in fase iniziale, il progetto ha già permesso di usare i cellulari per la creazione e l'uploading di contenuti su internet, ed attualmente si stanno studiando le possibilità di incorporare i codici a barre bidimensionali QR (sorta di codice con un link internet mobile che permette di connettersi in modo immediato a contenuti: tale sistema di comunicazione verrà adottato per l'Expò 2010 in Cina) in modo da consentire agli studenti di creare contenuto digitale all'interno del contesto fisico e pemettere la distribuzione di tale contenuto ad un audience più vasta.

giovedì 5 marzo 2009

LA PRIMA SCUOLA PER NATIVI DIGITALI

La prima scuola per nativi digitali, aprirà a Manhattan nel prossimo autunno: Q2L ovvero “Quest to Learn” progettata dall’Institute of Play e la New Vision for Public Schools e sostenuta dal Center for Transformative Media accoglierà la prima classe di dodicenni per accompagnerà fino ai 18 anni. Vari partner d’eccezione - come The Institute of Play, la Pearson Foundation - coinvolti nel progetto forniranno accesso senza precedenti a nuovi strumenti per l’apprendimento, consentiranno un uso pedagogico della tecnologia digitale e esperienze in grado di sostenere i successi degli studenti, lo sviluppo della loro identità e una preparazione adeguata per l’università e/o la carriera. Il contrasto allarmante fra la dispersione scolastica e il crescente utilizzo da parte dei ragazzi di svariate piattaforme digitali confermano la necessità di ridefinire i modelli di insegnamento e gli esperti presenti a scuola, è alla base della scommessa progettuale e innovativa di Quest to Learn che intende combinare il curricolo tradizionale con le esigenze degli studenti digitali che possono e apprendono il maniera diversa: media digitali, giochi, network e tecnologia mobile, accesso a risorse online consentiranno di personalizzare il contenuto per ogni studente. Gli studenti apprenderanno facendo: accanto all’istruzione matematica e linguistica giornaliera, essi avranno l’opportunità di acquisire esperienza nella progettazione con i nuovi media tramite corsi di programmazione, arti digitali e progettazione giochi, non mancherà un corso di “benessere” che insegnerà agli studenti come mantenere in forma cuore, mente e corpo.
Finalmente una scuola intesa come ambiente per l’apprendimento dinamico, ispirato al ricco apprendimento multimediale cui i ragazzi accedono quando escono da scuola, finalmente la possibilità concreta di connettere la realtà due mondi, due realtà che mai come oggi sono state così distanti, e che, mai come oggi, necessitano di incontrasi per garantire agli adulti di domani un futuro nel mondo globale.

mercoledì 4 marzo 2009

Il cellulare in classe? Sì, grazie…e non solo!

In America si moltiplicano progetti di ricerca, pubblicazioni ed esperimenti di successo ampiamente finanziati da fondi statali e non, per lo sviluppo di attività didattiche che si avvalgono di dispositivi mobili, con molteplici vantaggi. E’ del mese scorso il rapporto “Pockets of Potential”del Joan Ganz Cooney Center: i visionari che traformarono - tramite i muppets di Sesame Street (apparsi in Italia come “Apriti Sesamo”) - la televisone in potente mezzo di istruzione, ci riprovano con la proposta di fornire una panoramica delle potenzialità nascoste delle tecnologie mobili fino a poco tempo fa relegate esclusivamente ai settori di svago e comunicazione sociale e severamente tenute fuori dalle mura scolastiche, e con un’indicazione progettuale per recuperare abilità competitive negli studenti americani.
Stimolare la curiosità e la motivazione dei “nativi digitali”, fornire un dispositivo TIC dal costo relativamente ridotto anche alle fasce di reddito più basse consentendo a tutti gli studenti un’accesso all’apprendimento senza limiti temporali o spaziali, migliorare le interazioni collaborative e comunicative indispensabili nel terzo millennio, sfruttare la portabilità ed l’adattabilità estrema del dispositivo mobile a tutti gli ambienti e garantire un’esperienza personalizzata dell’apprendimento sono le basi da cui partire per un’azione coordinata di ampio effetto.
Fra i vari progetti analizzati, Project K-Nect, che utilizza smartphone, tecnologia digitale broadband Qualcomm, ingegneria Microsoft per somministrare frammenti digitalizzati di Algebra (“digital snippets”) preparati dal Math Forum dell'Università Drexell e trasformati in contenuto interattivo dinamico accattivante, ha già registrato un buon successo nella sua prima fase che si è appena conclusa: il 75% delle classi partecipanti (quindicenni del North Carolina deboli in matematica che usufruiscono accesso limitato o assente a PC e Internet a casa) ha mostrato miglioramenti consistenti rispetto ai coetanei non coinvolti nel progetto stesso.
Il servizio freeware di Gcast - che consente di registrare dei podcast tramite Playlist Manager o telefonata gratuita da telefonino ad un numero verde - e quello di Polleverywhere.com – che permette di proporre un sondaggio o un questionario a scelta multipla a cui rispondere gratuitamente con un SMS – sono solo due di molteplici casi di uso del telefonino per scopi didattici. L’utilità crescente dei dispositivi mobili dipende anche dal notevole numero di servizi web freemium che si sono moltiplicati rapidamente anche se non certo per le scuole - ma molto utili a quest’ultime - soprattutto nella versione gratuita di base. I podcast possono rivelarsi validi per monitorare miglioramenti nelle abilità di lettura nella lingua madre o in lingua straniera, per intervistare persone e raccogliere dati, per annotare esperienze di uscite didattiche da rielaborare in seguito.
L’estrema convergenza di optional costosi di serie, la sempre più ampia disponibilità del GPS (entro ottobre 2009, metà dei cellulari lo avrà di serie negli USA), il consolidamento di diverse piattaforme che risolverà il problema del software, nonché il touch screen che rende i cellulari più user friendly sono tutti elementi che aprono frontiere inaspettate.
La qualità e la varietà dei progetti è stupefacente: Supersleuths.edc.org ha sviluppato dei videogames inchiesta su Nintendo DS per arricchire le lezioni tradizionali di lingua madre e le scienze, mentre JUMP into Reading for Meaning propone il Nintendo DS Lite per avventurosi giochi di ruolo istruttivi e un programma di sviluppo di lessico; palmari GPS (Education Arcade e MIT teacher Education Program) vengono usati nel progetto Augmented Reality Games per abbinare esperienze del mondo reale ad informazioni addizionali, fornendo a studenti delle superiori o universitari opportunità di investigazioni scientifiche su larga scala in merito problematiche di tipo ambientalista; e ancora GPS e codici QR permettono ai ragazzi che prendono parte al GeoHistorian Project di collegare la classe a posti di interesse storico, consentendo a chiunque passi presso queste località di accedere a contenuto creato da studenti stessi e reso disponibile in rete.
Comunque, sia che si tratti del più economico iPod, o del molto più costoso Smartphone, o del Nintendo DS, palmare OS o palmare Windows Mobile, la possibilità di recuperare disparità nell’opportunità di apprendimento al di fuori dell’ambiente scolastico sposta il problema dall’accesso tecnico alla partecipazione digitale e alla necessità di affrontare le sfide chiave dell’apprendimento mobile: convincere genitori ed insegnanti del potenziale istruttivo ed educativo della tecnologia mobile, risolvere i problemi legati a un eventuale utilizzo scorretto o non etico dei dispositivi da parte degli studenti, superare gli attributi fisici limitati con software adeguato e ampiamente compatibile e, infine, elaborare serie valutazioni pedagogiche e teoria organica dell’apprendimento mobile.

martedì 3 marzo 2009

I genitori sono invitati a scuola per aiutare i figli in matematica

Lezioni per aiutare i genitori a comprendere la matematica insegnata ai loro figli? Un articolo su Ed Week rivela come l’idea sembra essere molto popolare negli USA, complice anche il fatto che la matematica riveste un ruolo fondamentale nella preparazione del terzo millennio. Ecco allora che nei vari distretti le scuole organizzano attività diverse: incontri per stimolare i genitori ad assumere un ruolo più attivo nell’apprendimento dei loro figli e per comprendere come si insegna oggi questa disciplina, troppo spesso così ostica, e workshop durante i week-end e così via.
Il tutto si inquadra perfettamente nell’accresciuta attenzione che la politica sta investendo nel miglioramento dei curriculi e dell’insegnamento della matematica nella scuola elementare, anche peréh la ricerca dimostra che la sicurezza e l'impegno un matematica sembrano essere le chiavi per il successo.
I genitori sono interessati a saperne di più: in merito alla tendenza a sacrificare le tradizionali strategie di aritmetica per insegnare agli studenti abilità di ragionamento e problem solving, in merito alla modalità più adatta per aiutare i figli con i compiti, in merito alle nuove strategie che i bambini usano per apprendere la matematica.
Non mancano tentativi per coinvolgere i genitori - chiamati a firmare un impegno al momento di iscrizione a scuola - nella lettura e nell’apprendimento delle scienze e tutti stanno dando buoni risultati. Tuttavia la matematica ha un posto speciale: si tratta di far sviluppare ai bambini il “senso” dei numeri e strategie diverse per risolvere problemi piuttosto che solamente la strategia univoca tradizionale: saranno poi i bambini stessi a decidere come comportarsi.
Non c’è accordo sui prerequisiti di matematica che i genitori debbono avere per aiutare i loro figli: di fondamentale importanza sembra essere l’incoraggiare i figli a spiegare le loro risposte.

Studenti nel ruolo di insegnanti per stimolare all'apprendimento delle lingue: un esperimento interessante

Alcuni studenti della scuola superiore Cholla in Tucson, Arizona, in due diversi giorni si recano in una classe II e in una V in due scuole bilingue elementari per insegnare il cinese. L’idea è venuta alla loro insegnate di Cinese, Kimberly Gaskill dopo aver partecipato al programma STARTALK – un programma tenuto in diverse unità del paese per fornire strategie utili agli insegnanti - presso l’università dell’Arizona. Dopo essersi preparati con loro insegnante e aver progettato unità di apprendimento, gli studenti della Gaskill tengono lezione ai più piccoli sulla cultura e sulla lingua che hanno già appreso: per esempio dopo aver ripassato i numeri, hanno insegnato a leggere le date. Il risultato è positivo: per gli studenti più grandi, dopo un approccio iniziale un po’ titubante, è subentrata soddisfazione per i risultati ottenuti, per i più piccoli l’esperienza ha costituito una occasione in tempi di ristrettezze economiche di apprendere una lingua anche se non ci sono i soldi. Il successo dell’esperimento ha portato Kimberly Gaskill a contattare altri insegnanti di cinese per ampliare il progetto. L’insegnante ha precisato che sebbene il progetto non abbia la pretesa di andare a sostituire l’insegnante è un punto di partenza per stimolare nei bambini l’interesse per le lingue ed invogliarli a studiarle una volta alla scuola superiore.

domenica 1 marzo 2009

SIgnificativi i risultati del Digital Youth Project

Per analizzare il comportamento dei giovanissimi americani in rete, la MacArthur Foundation, ha finanziato uno studio treinnale di ricerca Digital Youth Project al quale ha partecipato anche la nota antropologa culturale Mimi Ito. Il rapporto, pubblicato a novembre 2009, è estremamente interessante per capire come i giovani si avvicinano alla tecnologia e aiuta a sfatare molti pregiudizi e allarmismi comuni fomentati anche dai media che tendono a dipingere la nuova generazione di nativi digitali come asociali, dediti a pratiche inutili quando non dannose.
Fondamentalmente gli autori della ricerca hanno individuato 3 tipi di attività diverse a cui i ragazzi si dedicano il rete: l“hanging out” che consiste nel coinvolgimento in attività sociali, il “messing around” che riguarda la sperimentazione con giochi, network e tecnologia dei meno esperti e “geeking out” ovvero l’interesse in tematiche specifiche tecnologiche e la creazione di comunità di interesse da parte degli esperti della tecnologia.
A tale rapporto si affianca anche un libro più completo intitolato “Hanging Out, Messing Around, and Geeking out”.

sabato 28 febbraio 2009

Seminario ADi: un breve riassunto

Al convegno dell' ADi “Da Socrate a Google – Come si apprende nel nuovo millennio” svoltosi a Bologna il 27 e 28 febbraio, analisti di sistemi di istruzione, ricercatori di psicologia e di tecnologia cognitive, docenti e dirigenti scolastici impegnati in prima persona in sperimentazioni all'avanguardia e dirigenti di impresa si sono interrogati e confrontati sulle sfide didattiche che la società dell'informazione pone al sistema dell'istruzione e sulla necessità di individuare linee guida per nuove prospettive formative. Nella società della conoscenza e del Web 2000 occorre ridefinire gli obiettivi della scuola per sanare il divario che si è creato fra il mondo reale e questa istituzione che invece è rimasta uguale a se stessa nel tempo, e recuperare l'affettività e l'interesse degli studenti consentendo loro non solo di utilizzare le abilità multimediali possedute, ma di affinarle e ampliarle creativamente e criticamente.

Siamo vivendo un momento di cambiamenti epocali straordinari ed inquietanti, ed è impensabile che la professione docente possa non cambiare: il problema è riuscire ad immaginare quale sarà il futuro della scuola con i dati del presente .
Non ci si può più esimere dall'utilizzare i numerosi nuovi potenti strumenti tecnologici, ma è necessario progettare di nuovo didattica e pedagogia: mentre per quest' ultima forse un modello c'è – è stata proposta una pedagogia di un nuovo rapporto studente docente – per la didattica si è ancora lontani da una formalizzazione strutturata, sebbene esperimenti all’avanguardia abbiano dimostrato di poter produrre risultati interessanti.

Una sfida che le TIC lanciano al mondo della scuola e che la scuola forse può vincere solo alla grazie alle TIC stesse, utilizzandole per uscire dall'isolamento che la penalizza e diventando in prima persona protagonista della società dell'informazione.

Seminario ADi: riflessioni e spunti

L'accelerazione dei ritmi vertiginosi di produzione e diffusione di informazione, cui hanno contribuito le TIC e il Web 2000, continuano ad appiattire il mondo e costituiscono il propulsore economico, sociale e creativo del terzo millennio.

Troppi studenti italiani ed europei , una nuova generazione di “ZAPPER” di mondi virtuali, nel momento in cui varcano l'uscio delle scuole, si trovano catapultati in una anacronistica e noiosissima età della pietra della conoscenza, dove l'esclusività e l'autorità dell'informazione continua ad essere congelata nella figura del docente. La scuola si conferma la struttura più “conservata” dalle sue origini forse paragonabile solo alla chiesa (abstract Domenico Parisi): il libro e la lezione frontale si riconfermano come modalità privilegiate di distribuzione di conoscenza, sostenute dall'isolamento professionale dei docenti permesso e protetto dalla architettura claustrale delle classi.


Forse i libri di carta spariranno grazie alla loro digitalizzazione, e forse le biblioteche dovranno reinventarsi, forse la democratizzazione della cultura che ci si aspettava che non si è realizzata nel passaggio dagli amanuensi dei monasteri a Gutemberg, attraverso i paperback fino a iKindle non ci sarà neanche grazie alla rete visto che spesso per leggere articoli di costose pubblicazioni scientifiche on line (precedentemente acquistati solo da biblioteche) occorre pagare. In America, e non solo, (ricerca "Pocket of Potential") esperimenti per far accedere a tecnologia mobile dal costo relativamente ridotto come cellulari, iPod, piattaforme Nintendo si moltiplicano e danno risultati non trascurabili (Project K-Nect) proprio per i figli delle classi economicamente disagiate, con accesso a PC e ad Internet nullo o quasi. Durante un corso di formazione per apprendisti, una ragazza dell'est che lavora come cameriera mi ha detto che usa il T9 per migliorare lo spelling dell'italiano, soprattutto per quanto riguarda l'uso delle doppie che nella sua lingua madre non ci sono!

E che dire della digitalizzazione di milioni di libri di numerose biblioteche online se non che sono una risorsa validissima permanente e onnipresente nel tempo e nello spazio.


Nel mondo ormai piatto che più piatto non si può (Friedman) l'orizzontalizzazione della costruzione e della distribuzione delle informazioni non si limita più all'ambito della R&D (riderca e progettazione) industriale, pubblicitaria, di servizi e di sviluppo di software (H farm) ma ha infettato tutta la conoscenza.

Se per essere economicamente più efficienti e avere più tempo da dedicare ad esigenze personali dei loro clienti, ditte e commercialisti americani sono arrivati a dare in outsourcing tutto il lavoro digitalizzabile, non vedo perché non possano fare altrettanto i docenti: gli studenti non hanno bisogno dei loro insegnanti in quanto depositari di dati - la massa di informazioni aggiornate disponibile on line è già pressoché sconfinata – ma necessitano di guide sicure per reperire, valutare e riorganizzare creativamente la conoscenza online, per imparare le regole dei Creative Commons, per sviluppare strategie etiche di gestione della dimensione sociale del web e per acquisire la duttilità e la riciclabilità necessaria a garantire loro una maggiore “impiegabilità”.


Quanti insegnanti siano in grado di rivestire adeguatamente il nuovo ruolo a cui sono chiamati è da vedere: per insegnare l'apprendimento permanente occorre praticarlo in prima persona, e anche se i docenti sono per definizione “immigranti digitali” non possono esimersi dall'acquisizione delle nuove tecnologie e da sperimentazioni didattiche delle stesse, oserei dire anche al di fuori dei un framework prestabilito: forse è azzardato perché non possiamo usare i ragazzi come cavie, ma un tentativo di programmazione che incorpori la realtà del mondo significa fornire una possibilità di sopravvivenza nella società della conoscenza.


C'è il pericolo di una disumanizzazione dell'apprendimento?

La tecnologia non è antiumana, anzi paradossalmente è biologicamente brain-friendly e quindi anche learner-friendly. La ricerca neurologica conferma che la costruzione della memoria esplicita semantica (parole, simboli, libri, video, testi, computer, preparzione scolastica) è di gran lunga più difficoltosa rispetto alla costruzione di memoria esplicita episodica (posti, eventi, circostanze): video giochi, simulazioni virtuali, contestualizzazione geografica o storica supportano efficacemente l'apprendimento semantico, e inoltre lo rendono sicuramente più gradevole. Cosa chiedere di più ad una tecnologiqa che ci permette proprio questo? I videogiochi dell' Istituto di RIcerca di Trento (IPRASE) unità di apprendimento dai parametri regolabili, l'esperimento su Virtual Life dell'Istituto d'Arte "Vittoria" (abstract Frizzera-Stacchini) nella sua gestione completa da parte degli studenti, “Un PC per ogni studente" della Scuola Don Milani (abstract Limone) sono esempi di buona pratica che hanno dato risultati interessanti: occorre continuare a sperimentare e a condividere per mettere a punto strategie funzionali di valenza didattica. I videogiochi nelle scuole trentine sono stati modificati in itinere molte volte su suggerimenti di studenti e insegnanti: la malleabilità e feedback costituiscono un altro vantaggio innegabile delle nuove tecnologie.

giovedì 26 febbraio 2009

Definire l'alfabetizzazione tecnica: un compito non facile

Mai la questione della tecnologia nell'era della competizione globale è stata più sentita dagli americani: la Cina incombe minacciosa. Ed ecco allora che il governo federale ha deciso di nominare una commissione per la definizione di test che valutino l'abilità degli studenti di competere nel mercato globale e stare al passo con la tecnologia. A leggere l'articolo di Andrew Totter (Tech Literacy Confusion - What should you measure?) ci si rende conto dell'estrema complessità del compito a cui tale commisione - nominata nel dicembre scorso e che dovrà produrre un progetto pilota entro il 2012 - si accinge.

Innanzitutto perché sembra che ci sia un po' di confusione negli USA in merito al temine "Tech Literacy", ovvero Alfabetizzazione Tecnica (AT) che si è affiancata quella tradizionale.
Che ai ragazzi "nativi digitali" non basti più esprimersi solo con le parole, alle quali si e aggiunta una nuova varietà semantica costituita da suoni, musica, immagini, video ed avatar sapientemente coniugata con abilità di elaborazione multimediale è un fatto, cosa includa l'AT è ancora da vedere.

C'è chi pensa che l'AT riguardi processi e convenzioni delle comunità online, la comunità scientifica è convinta che le abilità necessarie nel 21° secolo includano solo scienza, tecnologia, ingegneria e matematica (le cosiddette materie STEM), altri invece credono che sia necessario concentrarsi sulle problematiche di sicurezza, proprietà intellettuale e ciber-bullismo. Al di là dello sforzo del governo centrale americano di promuovere l'AT con la legge "No Child Left Behind", ogni distretto si è poi regolato come riteneva più opportuno: solo 10 stati hanno test standard per l'alfabetizzazione tecnica. Alcune aziende di servizi ne hanno approfittato per progettare curriculum e test (ets.org/iskills/ e Learning.com), senza però arrivare ad un consenso o ad una definizione condivisa.

A complicare ulteriormente il compito della National Commission Assessment Board" contribuirà l'eterogeneità della sua composizione - ingegneri e rappresentati dell'Associazione per l'Istruzione Tecnologica - che la porterà inevitabilmente e ricercare un compromesso fra l'ottica industriale orientata verso la carriera e le TIC.