LE PROBABILITA' DI SUCCESSO DELLA SCUOLA SONO DIRETTAMENTE PROPORZIONALI ALLA CAPACITA' DEGLI INSEGNANTI DI COLLEGARE LA SCUOLA STESSA AL MONDO DEI "NATIVI DIGITALI" PER DOTARLI DI STRUMENTI CHE CONSENTANO LORO DI RICICLARSI IN UN MERCATO DEL LAVORO IN COSTANTE E RAPIDA TRASFORMAZIONE

giovedì 5 marzo 2009

LA PRIMA SCUOLA PER NATIVI DIGITALI

La prima scuola per nativi digitali, aprirà a Manhattan nel prossimo autunno: Q2L ovvero “Quest to Learn” progettata dall’Institute of Play e la New Vision for Public Schools e sostenuta dal Center for Transformative Media accoglierà la prima classe di dodicenni per accompagnerà fino ai 18 anni. Vari partner d’eccezione - come The Institute of Play, la Pearson Foundation - coinvolti nel progetto forniranno accesso senza precedenti a nuovi strumenti per l’apprendimento, consentiranno un uso pedagogico della tecnologia digitale e esperienze in grado di sostenere i successi degli studenti, lo sviluppo della loro identità e una preparazione adeguata per l’università e/o la carriera. Il contrasto allarmante fra la dispersione scolastica e il crescente utilizzo da parte dei ragazzi di svariate piattaforme digitali confermano la necessità di ridefinire i modelli di insegnamento e gli esperti presenti a scuola, è alla base della scommessa progettuale e innovativa di Quest to Learn che intende combinare il curricolo tradizionale con le esigenze degli studenti digitali che possono e apprendono il maniera diversa: media digitali, giochi, network e tecnologia mobile, accesso a risorse online consentiranno di personalizzare il contenuto per ogni studente. Gli studenti apprenderanno facendo: accanto all’istruzione matematica e linguistica giornaliera, essi avranno l’opportunità di acquisire esperienza nella progettazione con i nuovi media tramite corsi di programmazione, arti digitali e progettazione giochi, non mancherà un corso di “benessere” che insegnerà agli studenti come mantenere in forma cuore, mente e corpo.
Finalmente una scuola intesa come ambiente per l’apprendimento dinamico, ispirato al ricco apprendimento multimediale cui i ragazzi accedono quando escono da scuola, finalmente la possibilità concreta di connettere la realtà due mondi, due realtà che mai come oggi sono state così distanti, e che, mai come oggi, necessitano di incontrasi per garantire agli adulti di domani un futuro nel mondo globale.

1 commento:

  1. Ho letto ed apprezzato pienamente tutti i concetti espressi nel blog e credo che, in questo senso, Marcella sia un'illuminata. Detto questo vado a considerare un semplice rovescio della medaglia. Non a caso la prima “scuola digitale” avrà i suoi natali a Manhattan (siamo a New York per chi avesse difficoltà ad ubicarla) nota “isola economico-residenziale”. Qui, senza considerare il fatto che ci troviamo negli Stati Uniti e non in Italia è abbastanza risaputo che i fondi per lo sviluppo socio-economico sono stanziati in maniera più equilibrata rispetto al nostro paese e, forse, anche la mente di chi riceve ha meno pregiudizi sociali e nei confronti delle “novità”. Ora le tecnologie espresse soprattutto nel bellissimo video linkato in questo blog (consiglio a tutti gli insegnanti “dalla mente aperta” di dare un’occhiata) hanno un problema fundis: “costano più una penna, un quaderno e qualche libro oppure l’I-POD e il computer?”.
    In America le scuole hanno fondi per fornire attrezzature agli studenti meno facoltosi attraverso interessantissimi “incentivi-rendimento” e non borse di studio fantasma al termine di una carriera impeccabile vicina alla pensione. Pensiamo, ad esempio, di responsabilizzare lo studente offrendo un I-POD che, se al termine del periodo scolastico, con il benestare del docente, possa aver determinato un notevole incremento di rendimento, divenga proprietà dello studente stesso, che avrà imparato ad utilizzarlo non solo per ascoltare musica.
    Si tratta di mettere alla prova, con sottile arguzia, non solo la tecnologia che abbiamo a disposizione ma anche il “RAPPORTO” che c’è tra tecnologia e studente. Il ragazzo diventa parte di un ingranaggio dove, sentendosi più occupato e responsabilizzato, ha meno problemi ad integrarsi con un panorama scolastico impigliato ancora in strutture post-belliche (e qui parlo indubbiamente dell’Italia).
    Non viviamo in un mondo tecnologico bensì in uno “economico” in cui le innovazioni sono solo frutto di investimento che incrementa guadagni e nuovi investimenti. Le ricerche scientifiche sono sempre frutto di un ideale di conoscenza immerso in un ideale pecuniario.
    L’unico modo per risolvere tutti i problemi è semplice… “indirizzare bene il denaro”!!! A differenza degli Stati Uniti la nostra scuola, nonostante il vanto nazional-culturale, sta sfornando analfabeti e docenti non più in grado di relazionarsi con gli alunni. Forse, e qui sarò non solo banale ma scontato, è tutta una questione di fondi? Di denaro? Di pecunia? Certo è più semplice pagare milioni di euro un calciatore che rappresenta un investimento concreto a breve termine piuttosto che istituzioni che dovrebbero costruire un grande futuro… pur sempre ignoto!!!

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